
QUESTA NON È MUSICA. RECORDS BY ARTISTS 1958-90.
QUESTA NON È MUSICA. RECORDS BY ARTISTS 1958-90.
exhibition, 5th april – 29th june 2014
MART Museo di arte contemporanea di Trento e Rovereto
EN_
The Mart museum in Rovereto presents an exhibition curated by Giorgio Maffei, Danilo Montanari and Emanuele De Donno, in collaboration with the Mart Library. The exhibition is accompanied by a catalog edited by Giorgio Maffei and published by Danilo Montanari publisher / Viaindustriae publishing. The exhibition is completed with four listening points that broadcast pieces taken from “Musique Barbare” by Karel Appel, 1963;“Ja-Ja-Ja Ne-Ne-Ne” by Joseph Beuys, 1970; “Audiopoems” by Henri Chopin, 1971 and “United States” by Laurie Anderson, 1981. Referring to a famous phrase by Magritte, the exhibition emphasizes the distance between the object and its representation and presents the subject of the “artist’s record”, generally considered a niche product of the discographic universe. The vinyls in the exhibition not only include music, but also noises, poems, performance recordings, sound artifacts and reworkings of natural sounds. It is not therefore a question of supports that contain explanations or documentations of sound art: the record itself is the work of art, generated with the same logic of a painting, a sculpture, a video, a book, an installation.
IT_
Il Mart di Rovereto presenta una mostra a cura di Giorgio Maffei, Danilo Montanari e Emanuele De Donno, in collaborazione con la Biblioteca del Mart. A ingresso gratuito, la mostra è accompagnata da un catalogo, curato da Giorgio Maffei e edito da Danilo Montanari editore/Viaindustriae publishing. L’allestimento della mostra si completa con quattro punti di ascolto che trasmettono brani tratti da “Musique Barbare” di Karel Appel, 1963; “Ja-Ja-Ja Ne-Ne-Ne” di Joseph Beuys, 1970; “Audiopoems” di Henri Chopin, 1971 e “United States” di Laurie Anderson, 1981.
Facendo il verso a una celebre frase di Magritte, la mostra sottolinea la distanza tra l’oggetto e la sua rappresentazione e presenta il tema del “disco d’artista”, generalmente considerato prodotto di nicchia dell’universo discografico.
In mostra vinili che comprendono, al di là da della musica, rumori, poesie, registrazioni di performance, reperti sonori e rielaborazioni di suoni naturali. Non si tratta quindi di supporti che contengono spiegazioni o documentazioni d’arte sonora: il disco stesso è l’opera d’arte, generata con la stessa logica di un dipinto, una scultura, un video, un libro, un’installazione.
I dischi d’artista presentano chiaramente un’interessante punto di contatto con la pratica compositiva della musica contemporanea: la precisa determinazione a uscire dall’ambito ristretto della propria disciplina. La mostra rintraccia l’origine di questo intento nelle Avanguardie storiche dei primi anni del XX secolo: Futurismo, Dada e Surrealismo. Manipolatori di suoni come Salvador Dalí o Luigi Russolo, che cercano di abbattere la tradizione dell’ascolto, sono messi a confronto con gli innovatori del secondo dopoguerra come Jean Dubuffet e Yves Klein che azzerano il piano sonoro avvicinandolo al sublime livello del “silenzio”.
Indifferente alle poetiche stilistiche, il disco riscrive una storia parallela dell’arte che permette la ricostruzione dei passaggi e il susseguirsi delle possibilità espressive nella seconda metà del Novecento. Le infinite possibilità date dal supporto e dalla registrazione hanno affascinato artisti pop, concettuali, fluxus, minimal e i poeti concreti e visuali. Con il mezzo espressivo del disco si sono infatti cimentati quasi tutti gli artisti attivi tra gli anni Sessanta ed Ottanta: di particolare interesse i dischi di Joseph Beuys, Henri Chopin, Maurizio Nannucci, Yoko Ono e John Lennon, Mario Schifano e, in anni più recenti, di Laurie Anderson, Christian Boltanski e Lawrence Weiner.